Sebbene abbia scelto sempre, più o meno inconsciamente, la scrittura in versi, qualche idea particolarmente interessante, spesso tratta da un'esperienza personale, è diventata un racconto. La prima serie di racconti, scritti attorno al 1990, era intesa come una raccolta avente un tema conduttore unico: l'acqua. Idealmente ogni racconto svolge la nascita, il corso e la foce di un fiume.

Racconti

"I Racconti dell'Acqua" e i "Nuovi Racconti dell'Acqua" sono piccole fiabe per adulti che hanno temi diversissimi tra loro, tranne che in ogni racconto c'è, appunto, dell'acqua. "Il Talismano della Badia" è invece una vera fiaba per bambini e grandi.

IL DIARIO DI LORELY

Il diario di Lorely è una sorta di piccolo feuilleton che scrissi sull'onda di alcuni episodi a cui mi era veramente capitato di assistere. Data la sua lunghezza - quella di un romanzo breve - ne metterò qui alcuni stralci.

Il romanzo è disponibile, sia in formato elettronico che cartaceo, presso l'editore Lulu.


"il diario di lorely" stralcio

Venerdì 10 Maggio

  Oggi ho fatto delle cose perverse. La noia, caro diario, è la madre della perversione. Studiavo ed ero annoiata. Anche un po' triste, ma non osavo certo confessarmelo. Saremo stati almeno una sessantina in quell'aula buia della biblioteca. Nessuno parlava. Tutti studiavano, come presi da un'ossessione mistica. Io li guardavo. Mi sarebbe piaciuto amoreggiare, magari con quel ragazzo biondo, carino davanti a me. Ma mi impongo di essere una ragazza perbene, perciò sono rimasta nella mia paralisi. Verso le undici mi scappava la pipì. Il fatto di frequentare una Università popolata quasi esclusivamente da uomini regala l'eccitante diversivo dei servizi misti.

Le prime volte ero imbarazzata. Molto, molto imbarazzata. Nei momenti di necessità i servizi non sono mai liberi. A volte mi è capitato di aspettare che si liberasse un posto facendo la coda con ragazzi che ammiccavano con falsa indifferenza. Sono passati tre anni da quelle prime volte. All'imbarazzo è subentrato un sottile piacere, una specie di solidarietà con quei ragazzi con cui, quasi ogni giorno, spartisco una parte tanto intima di me. I bagni che frequento di più sono i migliori dell'ateneo. Li usano anche i professori e per questo sono i più puliti. Sono così suddivisi: nell'androne comune ci sono tre lavandini e due asciugamani elettrici. C'è persino uno specchio e una finestra, perennemente chiusa. Poi tre porte, ognuna delle quali ha un chiavistello meccanico per chiudersi dentro. I servizi igienici dietro a quelle porte si limitano ad una tazza alla turca e un distributore di carta igienica. Le turche cerco di evitarle, se possibile. Infatti, oltre a queste, c'è una porta che dà su uno stanzino più grande, con una tazza comune, all'europea, un lavandino e dei prendimano: è il bagno per gli handicappati. Quello è il mio preferito, e quello di ognuno credo. Anche oggi sono andata lì. Mi sono chiusa a chiave. All'inizio non c'era nessuno, poi ho sentito entrare qualche ragazzo, fare le proprie cose, uscire. Ad un certo punto lo sguardo mi è caduto sulla porta, piena di scritte volgari, irripetibili. Avevo con me una biro. L'idea perversa mi è venuta all'improvviso. Cercando di fare in silenzio, e pregando che l'inchiostro avrebbe preso, ho cominciato a scrivere un piccolo avviso.

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